28/02/11

topo in cucina

post originale 14.10.2008

Non amo i film di animazione a parte qualche rara eccezione, se posso li evito anche se alcuni li ho trovati divertenti. Mi farò dei nemici ora con questo post, non odiatemi se guardando Ratatouille ultimamente ho provato disgusto. Il concetto di una pantegana in cucina che tocca, annusa e mescola cibi e alimenti mi fa veramente schifo! Certo la storia del film della Disney è carina e se ci fosse stato un topino stile Jerry o Stuart Little come protagonista nulla da dire, dopotutto  siamo abituati ai roditori del mondo dei fumetti e dei cartoni, Topolino in primis.
Le realistiche ronde di ratti che scorrazzano nel sudicio prima di entrare nel ristorante mi ricordano scene e immagini di tutt'altro genere, Inferno di Dario Argento e le pagine di Dylan Dog in Orrenda Invasione per esempio... ma in quel caso si trattava di horror, e i ratti facevano il loro dovere di impressionare e terrorizzare, o schifare a seconda della sensibilià delle persone. Un ratto mi genera tutto tranne che simpatia.
Vive nelle fogne e tra i rifiuti, è portatore sano di malattie terribili, è capace di metabolizzare cartone e plastica, sa riconoscere le esche ratticide, sa diventare immune ai veleni, è resistente alle radiazioni ed è potenzialmente aggressivo e pericoloso per chi ne viene a contatto. In pratica è un mostro! Non riuscirò mai ad associare un topo di fogna per simpatico che voglia mostrarsi sullo schermo a qualcosa di piacevole. Sarò troppo polemico ma guardando un cartone animato devo divertirmi e rilassarmi, non deve farmi pensare che andando a mangiar fuori la prossima volta l'aiuto cuoco sia un ratto schifoso, (ci sono già i telegiornali e i NAS a non farmi star tranquillo)...

22/02/11

Revival_Scolastico

post originale 23.10.2008

Chi ti becco in centro? Un vecchio professore delle superiori! Un prof di quelli "cattivi", di quelli che non aprono mai la bocca se non per fare l'appello, interrogare e spiegare, di quelli che bocciano, di quelli che insegnano una materia tosta odiata da tutti. Era il terrore di ogni studente, ma come rovescio della medaglia se non si era interrogati o se spiegava faceva scompisciare dalle risate per il modo in cui parlava e per alcune sue manie. "Foz, foz in class" - per "forza, forza in classe" - diceva a chi era ancora sulla porta prima del suo arrivo; "Foz, foz alla lavagna" per chiamare all'interrogazione... Il totovoto era clamoroso, alla riconsegna dei compiti in classe chiamava alunno per alunno ad alta voce chiedendo quanto pensava di aver preso e se l'annotava, poi partiva con i voti veri e propri più o meno in questo modo: "Rossi pensa di aver preso 6 e incece è 3+", un sadismo unico in questa pratica... non so perchè lo facesse ma che risate! L'unica volta che l'ho visto ridere a scuola è stato proprio durante la consegna dei compiti corretti. Un mio compagno aveva scritto una grossa scemenza a causa del panico e della disperazione nell'atto dell'arrampicarsi sugli specchi del compito in classe. Stima del valore di un'azienda agricola, tra le varie voci che contraddistinguono la stima inserisce la  "lana di mucca"... ripeto la lana di mucca!!! :)Con lui sono stati due anni difficili ma io controcorrente rispetto al 90% della classe andavo bene e ho portato la sua materia all'orale per la maturità (ai tempi si portavano solo due materie) guadagnandomi un suo raro sorriso e il suo sostegno per le parti più difficili del programma. Mi ha fatto piacere rivederlo e salutarlo, ormai in pensione ovviamente non poteva ricordarsi di un alunno di 13-14 anni fa... ma era sorridente e anche simpatico. La valutazione delle persone è un concetto tutto relativo, da "orco" a simpatico signore anziano... come cambiano le cose, e le percezioni!!!
Oddio, ho riletto cosa ho scritto e sembra che fossi un secchione!! No, no... ero solo "normale", o moderatamente casinista in una classe che definirei da libro cuore anni 90... ora si parla erroneamente di bullismo per definire tutte le caxxate che fanno i ragazzi in età scolare, anche se to bully vuol dire altro direi che ne ho viste di cose nell'epoca ante-videofonino che raccontarle senza poterle mettere su youtube non so quanto valga... Non era prepotenza su nessuno, solo "eccesso di svago" prossimo al vandalismo in qualche caso: stelle ninjia contro i libri in biblioteca, molotov con benzina artigianale nel laboratorio di chimica, piste di polvere di magnesio incendiate sui banchi... gente ubriaca in classe, chi si tatuava con la punta del compasso e la china mentre il cestino andava a fuoco e cancellini volavano rendendo l'aria "gessata", i famosi puzzoni fatti coi cerini durante l'ora di italiano e tante altre  cose che è meglio non citare.
Tutto questo revival mi porta ad un altro flash, concludo con una perla. Compagno di classe ultraripetente (persona tranquilla ma svogliata) decide di far filone (da me si dice così per marinare la scuola) per fare una gita mattutina in montagna. Ottima idea ma cosa becca dientro una curva? Un gregge di pecore!!! Macchina fuori strada distrutta, non so quante pecore morte ma lui fortunatamente illeso!

Tutti maturi dopo il diploma? chissà...

15/02/11

Shining

Una delle scene più angoscianti del film, la frase ripetuta all'infinito e la pazzia che ormai sta per esplodere...


Nella versione originale di Shining compare la frase "All work and no play makes Jack a dull boy", in quella italiana "il mattino ha l'oro in bocca", meno significativa ma se ripetuta centinaia di volte forse buon segno non è...

Facevo ordine tra vecchie videocassette e dvd e quanti flash sui film che stanno lì a prendere polvere, Shining ora è in ordine insieme agli altri film di Kubrick. Devo rivederlo presto. Ci sono film che non basta aver visto e rivisto...

10/02/11

punto e a capo...

Punto e a capo?

(scritto in treno il 31 maggio e pubblicato in un post in data 11.07.2008... ora ha poco senso quello che pensavo 3 anni fa ma mi fa piacere ricrdare le mie parole)

E' facile pensare alle cose giuste o sbagliate che si sono vissute, o che si vivono, difficile è comportarsi di conseguenza con coerenza e in base alla logica...

La logica è relativa, la coerenza anche. Le realtà che si vivono e i tempi “tecnici” vari ed eventuali sono un freno e inducono a comportarsi con cinica freddezza o con menefreghismo assoluto, o addirittura con sedata speranza. Ovviamente dire se ciò è giusto o sbagliato dipende da quale lato di guarda la medaglia.

Quando si chiude un capitolo bisogna guardare al successivo o rileggere, riflettere, cercare varie interpretazioni e studiare i dettagli di quello appena concluso?

Che sia stato un bel capitolo o un brutto capitolo è sempre una questione di punti di vista, che sia stato un capitolo corposo e di notevole intensità comunque, invece è un valore assoluto. A maggior ragione è sempre più difficile capire come comportarsi, cosa dire, come commentare... la cosa migliore potrebbe essere quella di cominciare a dare una sfogliata alle pagine successive e cominciare a intraleggere qualcosina per rendersi conto a cosa si andrà incontro. Probabilmente così mi sto comportando in questo periodo: sto sfogliando le prossime pagine e penso a qualcosa che però non è stato ancora scritto... alcune pagine sono bianche, anzi tante pagine sono bianche, troppe... Potrei scriverle io. Impostare il nuovo capitolo su righe non ancora scritte.

Per quanto riguarda il capitolo scorso (boh)...?

Punto e a capo.
Si comincia a scrivere le pagine bianche del prossimo capitolo

07/02/11

spegnere il cervello

post originale 17.06.2009

Nel precedente post avevo usato l'espressione "spegnere il cervello", poi sostituita con un più semplice "non pensare". Le due cose sono completamente diverse. Spegnere il cervello è un qualcosa che non tutti sanno fare, se il cervello avesse una manopola con le varie potenze di utilizzo del pensiero (attenzione non mi riferisco all'intelligenza o alla capacità di fare chissà cosa, ma semplicemente di pensare) ce ne sarebbero almeno 3: low, medium e high, direi che possono bastare anche se qualche tacca intermedia farebbe comodo. C'è anche la funzione standby che è la più prossima al totale spegnimento.
Scrivere un libretto di istruzioni su come utilizzare l'interruttore è impossibile, ognuno ha le proprie caratteristiche e non è detto che tutti vogliano gestirsi così. Io ho deciso che è una buona via per non impazzire, per non turbarsi, per non sclerare, per evitare
discussioni, per evitare rotture di scatole sempre più grandi e fastidiose.
Se si è costantemente sotto pressione per un qualcosa che non può essere modificata senza un eventuale ulteriore "grosso" problema è inutile stare a massacrarsi il cervello, è un bene prezioso e lo preserverei per altro. dunque? abbassare l'interruttore su un livello più basso, sedarlo un pò. pensare di meno, pensare ad altro - possibilmente cose futili. L'interruttore può essere abbassato fino a livello low-mode o all'occorenza su standby. Purtroppo sono cose facili da dire ma difficilmente attuabili. Ci vogliono forse una serie di esperienze tali da indurre lentamente la persona a un livello di intolleranza tale verso qualche situazione da dover per forza abbassare la guarda (al proprio organo pensante) per evitare di prendersi un esaurimento nervoso.
Ora, so benissimo che qualcuno che mi conosce leggendomi ricorderà persone che in ufficio si interessavano ai siti di armi, pistole e fucili specialmente, e noi si aspettava il giorno dell'exploit di follia omicida nel parcheggio o tra le scrivanie... mai successo per fortuna. ma se fosse accaduto nessuno si sarebbe stupito. Questo sarebbe un caso da eventuale manuale:  livello standby, o proprio off!
Se costantemente vieni infastidito, senza poter far nulla, la tortura non finisce certo pensando che devi trovare una soluzione che non esiste. Meglio alleviare la pena abbassando di qualche tacca le funzionalità del cervello.
Beh, esempi ce ne sono tanti. Probabilmente ognuno potebbe citare i propri personali e ognuno potrebbe avere il suo personale interruttore tarato in base a come si è fatti.
A volte non vale nemmeno la pena impazzirsi su certe cose, le si evitano proprio non pensandoci, tanto se non ci si può far nulla.
Questa è la mia teoria personalissima sullo spegnere il cervello. Con l'esperienza magari si riescono ad avere diversi interruttori a seconda dei posti dove ci si trova e le persone che si frequentano, agli argomenti che danno più fastidio, ecc. ecc. ognuno può trovare la propria via!

05/02/11

Campane di vetro

post originale 12.06.2009

Le campane di vetro sono enormi contenitori per interi generi di persone, per la loro classe di appartenenza (le classi esistono eccome), per abitudini particolari, per appartenenza geografica, per semplici estremismi o fanatismi dei più svariati tipi. La cosa incredibile è notare come dentro queste campane è impossibile entrarci (per fortuna), ma se ne fai parte o vogliono che ne faccia parte devi essere un osservatore fanatico del "credo della campana" e indossare il paraocchi verso il resto del mondo o sei fuori poco dopo...
All'interno della campana si viene giudicati ed esclusi, basta non rispettare le semplici regole di appartenenza. La cosa incredibile è che ogni appartenente a una campana non si accorge della diversità e delle potenzialità della gente "libera"e probabilmente non sa nemmeno che hanno una visione distorta del mondo a causa dello spesso strato di vetro che li separa dalla realtà. Non so se questa storia delle campane che sto scrivendo sia una mia visione estremizzata di qualche esperienza, o se è un qualcosa che anche altri percepiscono. Mi basta aver chiaro il concetto per me stesso però - sto sotto la mia campana anche io. :)Le campane sono sigillate, è triste sapere che ci siano persone così chiuse nel loro mondo da non vedere oltre il proprio naso, le proprie necessità, e che piuttosto di capire e interagire con altri "mondi" impongono se stessi davanti a tutto e tutti. Si fa in questo modo e sei vuoi star sotto quella campana devi accettare, magari non pensare e andare avanti. Se pensi per più di un minuto devi scappare!  A mio avviso la vita è un continuo slalom tra campane di varia grandezza, aggirarle tutte è impossibile ma si capisce facilmente quali sono da evitare, basta essere un pò attenti. E comunque ci sono vari territori liberi, dove le cupole stranamente si sono infrante o dove non sono mai state, basta cercare.
Per scrivere questo post non e' stata consumata nessuna sostanza psicoattiva, tutto frutto delle mie turbe naturali...

03/02/11

Utopie Deliranti o Deliri Utopistici

Non avevo mai definito qualcosa come un'utopia delirante o un delirio utopistico, non mirendo nemmeno conto se significhino la stessa cosa, forse si e fose no. Utopia delirante mi sembra qualcosa di più "concreto", delirio utopistico già per il fatto di essere un delirio sottointende che sia una cosa pazzesca, appunto un delirio. un sogno è solo un sogno o una speranza, un traguardo da raggiungere, una fuga o un alibi? un alibi dalla vita reale, dal concreto, dall'alzarsi ogni mattina e fare il copia/incolla della mattina precedente...
Mi chiedo sempre più spesso se si può veramente fuggire da qualcuno o qualcosa e se non si resta sempre segnati da ciò che si è o che si è stati... schiavi di se stessi? Schiavi di usi, tradizioni, necessità del proprio essere. Possibile cancellare ciò che si è. Forse lo si può fare esteriormente, si può fingere con gli altri ma poi nel profondo del proprio io non è possibile svuotarsi del tutto. Parlo di uno schiavismo particolarissimo, non ci sono gabbie o catene e non ci sono lavori forzati. La gabbia è il proprio habitat, le catene le proprie abitudini, i lavori forzati sono il lavoro o lo studio.
Facile trovare argomenti superficiali per sclerare su un qualsiasi cosa che riguardi la propria vita, ma poi basta pensare com'è il mondo per capire che milioni di persone lottano ogni giorno per non morire di fame, freddo e malattie, o soltanto per trovare un lavoro o arrivare a fine mese e lo trovo estremamente irrispettoso crearsi dei problemi assurdi per nascondere o giustifare qualcosa verso se stessi.
La vita è scandita, lo vogliamo o no, da ritmi, regole, abitudini, orari, soldi, stress e tanto altro che ci accompagnano purtroppo o per fortuna sempre anche se con proporzioni diverse da persona a persona - tanto il modo di lamentarsi, sclerare, non star bene lo si trova sempre e comunque.

Mai conosciuto nessuno che è felice e beato dalla mattina alla sera senza un problema... riprendendo il titolo del post ora, può darsi che abbia scritto delle grandi scemenze ma è sufficente guardarsi intorno per vadere che non ho inventato nulla, a mio avviso è delirante e/o utopistico far finta di vivere in un mondo di fiabe dove tutto è possibile, o pensare che un modo di fiabe esista e basta trovarlo per far sparire tutti i problemi che abbiamo dentro, o che ci aspettano dietro l'angolo.
Direi che alcuni degli ultimi post sono "problematici". Devo cambiare genere, vedremo dove mi porterà la tastiera prossimamente...

01/02/11

Dietro ogni problema --- (Da uno spot di Motel su Virgin Radio) ---

02-06-2009  -  Da uno spot di Motel su Virgin Radio:

“Sapete se c’è una cosa che mi da’ veramente fastidio sono le persone che continuano a mettersi ostacoli davanti per giustificare la loro immobilità. Chi continua a lamentarsi senza far niente per uscire da una situazione che li fa stare male. A volte mi sembra che alcuni facciano di tutto per essere infelici. E’ da vigliacchi. E’ molto più semplice essere infelici e lamentarsi che essere felici e rimboccarsi le maniche.
Gli altri non mi capiscono, sono tutti contro si me, non mi succede mai niente di bello… discorsi patetici. Dietro ogni problema c’è sempre un’opportunità”.

Io direi di concordare se non per l’ultima affermazione. Se tutto fosse lineare e le persone si comportassero in modo equilibrato allora potrei accettare tutto e pensare che dietro ogni problema c’è, anzi, potrebbe esserci un’opportunità. Ma siccome personalmente dubito dell’equilibrio e della stabilità delle persone (me compreso sicuramente) è più probabile che da un problema ne nasca un altro più grande, più grande e più grande ancora… e bisogna anche capire se il problema originale sia o meno un vero problema o solo una bolla di sapone, o delirio a secondo dei punti di vista, preso con troppo vigore e superficialità allo stesso tempo. Questa è la chiave di tutto.

Se dietro ogni problema ci fosse un’opportunità il mondo sarebbe zeppo di opportunità sfumate. Direi che dietro ogni opportunità c’è (almeno) un problema, e questo mi pare più credibile e reale - e se l’opportunità svanisce il problema resta!